martedì 23 giugno 2015

APPUNTI PIC NIC POETICO

La poesia palestinese nasce come racconto orale, e c’è un fortissimo legame tra la canzone e la poesia.
Chiaramente la storia del 900 ha reso la poesia palestinese estremamente sensibile ai temi legati al conflitto per la patria, con delle modificazioni nello stile e approccio a seconda di alcune variazioni che ci sono state nella storia dei palestinesi.
Non solo, dobbiamo tenere a mente anche un altro dato: i palestinesi sono dentro Israele, f
nei territori occupati o in esilio. Anche questo influenza molto lo stile.
In un caso o nell’altro però, la politica non è mai assente, può al massimo assumere caratteristiche diverse. 

La poesia palestinese contemporanea (900) è divisa in 4 filoni, per forma e contenuto.



  1. neo-classicismo: inizio dell’emigrazione ebraica in Palestina e mandato britannico dal 1922

contenuto e forma:
  • difesa del madre patria
  • profezia della catastrofe
  • seconda persona plurale: connotazione patriottica nazionale
  • molti riferimenti alla natura
  • riferimenti emotivi: nostalgia
  • generazione di poeti palestinesi del primo Novecento, nei quali la nascita del pan-arabismo e del nazionalismo arabo si rifletteva con il desiderio di ritornare agli esempi letterari dell’epoca abbaside
  • severa adesione alla struttura e alla metrica classiche
  • scelta di un vocabolario arcaico   
  • rifiuto di troppe metafore 
  • retorica schietta e chiara


1935 inno nazionale Mawtini (Patria mia) link alla canzone


Ibrahim Touqan (1905 - 1941) era un poeta nazionale palestinese, il cui lavoro ha ispirato la regione palestinese degli arabi durante la loro rivolta contro gli inglesi. Nato a Nablus, durante la dominazione ottomana.
Ha frequentato gli studi primari nella scuola Al-Rashadiya Al-Gharbiya, nella zona ovest di Nablus, e istruzione secondaria nella scuola di Al-Motran in Gerusalemme. Ha continuato i suoi studi presso l'Università americana di Beirut dal 1923 al 1929. Dopo aver ottenuto una laurea in Lettere, Touqan ha lavorato come insegnante di letteratura araba presso l'Università Nazionale di An-Najah di Nablus. In seguito ha lavorato due lavori, come professore presso l'Università americana di Beirut e come vice direttore del Programma nella sezione araba della stazione Broadcasting Gerusalemme Palestina.
La maggior parte delle sue poesie trattati con la lotta degli arabi contro gli inglesi, che controllavano la Palestina dal 1922 come un mandato. Le sue poesie è diventato famoso nel mondo arabo durante la rivolta araba del 1936-1939.
Questo è un estratto da una delle sue poesie più famose, Mawtini, che ha scritto durante la rivolta araba:

Questa poesia è l'inno nazionale de facto dell'Autorità nazionale palestinese e, nel 2003, l'Iraq ha inoltre adottato la poesia come inno nazionale.

La mia patria, la mia patria
La mia patria, la mia terra, terra dei miei avi.
La mia redenzione,  la mia redenzione
La mia redenzione, la mia gente, gente dell’eternità.
Con la mia determinazione, con il mio fuoco e il vulcano della mia vendetta
Con il desiderio intenso nel mio sangue per la mia terra e la mia casa
Io ho scalato montagne e combattuto guerre
Io ho conquistato l’impossibile e attraversato le frontiere
Con la fermezza dei respiri e il fuoco delle armi
E la determinazione della mia nazione nel campo di battaglia(oppure nella terra di contesa)
Palestina è la mia casa,Palestina è il mio fuoco,
Palestina è la mia vendetta e la terra della resistenza.
Con il giuramento sotto l’ombra della bandiera
Con la mia terra e la mia nazione,e la foga del mio dolore
Io lo vivrò come una redenzione,Io resterò un redentore,
Io dedicherò me stesso nella redenzione fino a quando non ritornerà la mia nazione.
La mia redenzione.

My homeland My homeland
Glory and beauty
Sublimity and prettiness
Are in your hills
Life and deliverance
Pleasure and hope
Are in your air
Will I see you?
Safe and comfortable
Sound and honored
Will I see you?
In your eminence
Reaching the stars
My homeland
My homeland
The youth will not get tired
Their goal is your independence
Or they die
We will drink from death
But we will not be slaves to our enemies
We do not want
An eternal humiliation
Nor a miserable life
We do not want
But we will reestablish
Our great glory
My homeland
My homeland
The sword and the pen
Are our symbols
Not talking nor quarreling
Our glory and covenant
And a duty to be honest
Shake us
Our glory
Is an honorable cause
And a waving standard
O, behold your felicity
In your eminence
Overwhelming your foes
My homeland
My homeland


VOI POTENTI
Testimoni del vostro regno dei giusti,
timbro di fuoco apponemmo
all'ardore dei vostri soldati.
Fedelissimo amico in voi conoscemmo solerte mandatario coscienzioso occupante. Grati a Balfour cortese alla grande coerenza di voi che quanto dichiaraste attuate,
di tutte le grazie vostre riconoscenti
che sopra il capo e nell'occhio ci gravano,
amore cui prova e conferma non serve,
se pur cresce il male, ci basta
la coscienza che cresca il benessere a voi.
Ma perchè prolungare lunghissima via
e per noi e per voi, perchè prolungare il cammino? Basta a voi che la terra si svuoti di noi,
o per noi preferite la morte?
4.2.1935





2. romanticismo: dopo la dichiarazione di Balfour 

novembre 1917

Egregio Lord Rothschild,

È mio piacere fornirle, in nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell'ebraismo sionista che è stata presentata, e approvata, dal governo.

"Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni".

Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della federazione sionista.

Con sinceri saluti
AJB

contenuto e forma:
  • maggior senso di alienazione e sfiducia
  • senso di isolamento rispetto ai fratelli arabi
  • tradimento degli inglesi
  • pessimismo
  • tema della morte sempre presente e rinascita


Fadwa Tuqan (1917 - 2003)

Mi basta
Mi basta morire sulla sua terra
essere sepolta in essa
sciogliermi e svanire nel suo suolo
e poi germogliare come un fiore
colto con tenerezza da un bimbo del mio paese.
Mi basta rimanere
nell’abbraccio del mio paese
per stargli vicino, stretta, come una manciata
di polvere
ramoscello di prato
un fiore   




3. Nuova poesia o poesia libera

Dopo la Nakba, la catastrofe. Quindi dopo la costituzione di Israele

  • prima persona sing e più temi personali/tragedia personale 
  • gruppo Apollon, che aveva come unica ambizione quella di «scrivere una poesia che derivasse la sua bellezza dalla sua semplicità, la sua flessibilità, la sua sincerità, da una forma spogliata di manierismo
  • verso libero
  • retorica ritenuta vuota
  • più simboli e metafore
  • poesia estetica
  • maggiore semplicità nella scelta dei vocaboli non arcaici
  • parole scelte per la loro forza di immagini emotive 


الشاعرة و الفراشة, al-Šāʻra wa’lfarāša

(La poetessa e la farfalla)
la poetessa compiange una farfalla che viene colpita dalla morte nel pieno della sua vitalità


Oh quanto è bella la vita, ella pensava,
ma questa dolce riflessione
viene interrotta da una farfalla
caduta improvvisamente a terra;
pare che essa voglia salutare la terra
con l’estremo, lento battere
delle sue ali.
Muore immersa nel silenzio,
i fiori che le sono attorno non sono pieni di gioia.

Sorella mia, cosa è successo?
Ti abbandona la rugiada
e sei morta nel pieno della vita?

Ti hanno forse respinta i fiori?
Ti ha privata dell’aria
il venticello fresco della collina?

Sorella mia, non intristirti!
Ci sono io che ti compiango
con la tenera e dolce poesia.
Forse anch’io morirò come te,
dimenticata
senza un amico o un compagno che mi conforti.
Oh, com’è dura la morte
che ci spinge nelle profondità
del Nulla!


Le tragedie personali e non solo quelle della patria come gruppo sociale:  

In lei bruciava la paura di non appartenere, di non aver alcun posto nella propria famiglia. La madre, altrove descritta come una donna gentile e solare, si era vista rinnegare la propria libertà e di conseguenza non ne concedeva di più alle sue figlie. La sensibile poetessa comprendeva la sofferenza invisibile celata dietro alla severità della madre e per questo la perdonò. La piccola Fadwā, costantemente indebolita dalla malaria e dal carattere fragile e timido, visse u’infanzia solitaria e triste. All‟età di dodici anni la prima grande tragedia si abbatté su di lei: venne punita per aver accettato un fiore donatole da un ragazzo tramite un bambino per strada, e per questo atto impudico le venne impedito di andare a scuola. Chiusa fra le quattro mura della casa arrivò al punto di meditare il suicidio, tanto la sua vita le sembrava priva di senso. 

  • libertà individuale che mi era stata rubata
  • ribellione contro la mia famiglia
  • vendicarmi 
  • astraendosi dal mondo reale e immergendosi in un mondo di sogni impossibili
  • repressione e la malinconia per un‟adolescenza mancata, umiliante della sua situazione, l‟impotenza e l‟impossibilità di imporsi


Mahmud Darwish (1941-2008)
Il forzato nomadismo lo porta a Parigi, negli Stati Uniti e  infine a Ramallah ed Amman.
Benché  egli  riconosca la poesia come unica patria, «una patria di parole», nella sua condizione di straniero Darwish afferma con determinazione la propria essenza di “arabo” collocandosi all’interno di una realtà molto più ampia, comprendente una lingua, una cultura, una religione.

  • la terra d’origine viene cantata come l’innamorata, o come terra madre
  • spesso riferimenti alla casa e i suoi spazi di intimità, delimitati, protetti 


Mia madre
Ho nostalgia del pane di mia madre
del caffè di mia madre
della carezza di mia madre
ho nostalgia.
Cresce l’infanzia in me
e m’innamoro della vita
ché dovessi morire avrei vergogna
del pianto di mia madre.
Prendimi,
dovessi ritornare,
potessi un giorno tornare,
scialle per la tua frangia,
copri le mie ossa con erba
fatta pura al tuo passo
legami
con una ciocca di capelli
con un filo dell’orlo della veste
ché io diventi dio.
Divento dio se tocco
il tuo cuore.
Mettimi,
dovessi ritornare,
legna nel fuoco tuo
corda al terrazzo di casa.
No, non so stare senza
la preghiera del tuo giorno.
Sono invecchiato, rendimi le stelle dell’infanzia
fammi tornare
come tornano gli uccelli
al nido della tua attesa.


4. la poesia della resistenza

  • torna il senso di resistenza della poesia neoclassica
  • dopo il 1967 west bank e gaza riunificati
  • la poesia diventa un’arma verbale (voce di rabbia e attacco)
  • rabbia
  • di nuovo pers plurale
  • il poeta diventa profeta che invoca la resistenza del suo popolo per la salvezza nazionale


Ibrahim Nasrallah (nato ad Amman in un campo profughi nel 1954)

Braccio
Nella polvere un braccio
Una vita incompiuta di fango
Rivolteremo cinquanta canzoni
E paese che si affaccia su mille mari
A vederlo presente vivo nella speranza
E incitiamo l'orizzonte perchè si smarrisca con noi
Ed entreremo nella sua magia come inganni
Cantiamo: accendetevi
Leggende nostre!
Potremmo avere nella terra un braccio
E una vita che sognammo in sogno

Potrebbe essere nostra.

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